Le richieste al sindaco Delrio: difendere un sistema di welfare universale

Le richieste al sindaco Delrio: difendere un sistema di welfare universale

Nell’ambito di una serie di articoli pubblicati dalla Gazzetta di Reggio nelle settimane scorse sul welfare e sul modello emiliano di sviluppo, che ha visto autorevoli interventi, il 26 ottobre è apparso questo interessante articolo di Guido Saccardi, presidente della cooperativa sociale Coopselios.

Stiamo assistendo, non so quanto rassegnati o quanto impotenti, ad una serie di tagli di risorse economiche che stanno demolendo il sistema di welfare che ha caratterizzato l’evoluzione economica e sociale del nostro Paese negli ultimi trent’anni. Non passa giorno in cui non verifichiamo quanto sia vero il fatto che l’economia abbia divorato la politica ma anche che la finanza stia a sua volta sbranando l’economia in un crescendo turbinoso di liberismo selvaggio in cui si assume come modello culturale e sociale di riferimento la competizione aggressiva ed iper individualista. Si è profondamente modificato il rapporto tra individuo e comunità, ed è entrata in crisi l’idea stessa di comunità: la costruzione di un’identità sociale è diventata un serio problema per le nuove generazioni e rappresenta un rimpianto ed un rimorso per le generazioni adulte.
Il welfare non è forse ciò che i nostri padri definivano “benessere economico” cioè l’insieme di protezioni e opportunità che consentivano alle persone di poter accedere alle risorse che permettono di vivere dignitosamente ? Possiamo ancora parlare di welfare quando gli investimenti in previdenza e sanità, in spesa sociale, in educazione sono inferiori o addirittura nulli se confrontati con i maggiori Paesi europei ? La feconda stagione sociale che si era aperta con la Legge 328/2000 (“Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali”) sta rapidamente tramontando, al passo con le repentine trasformazioni della nostra società. La sostenibilità economica del nostro welfare è praticamente impossibile anche per effetto dei vincoli di compatibilità imposti dall’Unione Europea e comporterà una sua rimodulazione in termini di richieste di compartecipazione alla spesa. Come possono i soggetti del Terzo Settore praticare la sussidiarietà (art. 118 della Costituzione), se la collaborazione e l’integrazione con i soggetti pubblici nell’erogazione dei servizi a finalità collettiva è resa impossibile dai tagli che ne riducono qualità e quantità? Il welfare italiano ha sempre avuto come punto di forza il fatto di poter contare su una rete di soggetti (cooperative sociali, volontariato, associazionismo di promozione sociale, società di mutuo soccorso, …) che non solo si sono proposti come gestori di servizi ma che hanno partecipato attivamente alla progettazione delle politiche socio assistenziali e socio sanitarie coinvolgendo i cittadini ed i lavoratori per la programmazione partecipata nelle diverse comunità territoriali. Il modello di welfare emiliano, in particolare quello reggiano, ne è stato un esempio virtuoso per quanto ha saputo realizzare nelle politiche per l’infanzia, per la salute mentale, per la disabilità, per la non autosufficienza e per l’inclusione sociale dei soggetti deboli. La collaborazione pubblico – privato, così come la conosciamo praticata nel contesto reggiano, corre forti rischi se non si attuerà una concreta inversione di tendenza per arginare la manovra di bilancio 2013. L’aumento dell’Iva dal 4% al 10% (l’11% nel 2013) per le prestazioni socio assistenziali erogate dalle cooperative sociali italiane è un errore sia tecnico che politico: colpisce i soggetti più deboli che fruiscono dei servizi e che hanno subito l’azzeramento dei fondi per le politiche sociali (ad esempio quello per la non autosufficienza) perché l’incremento dell’Iva comporterà la riduzione di servizi (si stima un 15-20%) a carico delle persone in difficoltà, colpisce le cooperative sociali che già penalizzate dai ritardi (200 giorni la media nazionale) nei pagamenti della pubblica amministrazione vedranno una pesante riduzione occupazionale, colpisce gli enti locali che dovranno erogare nel 2013 i servizi sociali con le stesse risorse, già ridotte, del 2012 ma aggravati dall’incremento Iva per le prestazioni erogate da soggetti terzi. Scenario nerissimo che richiede un forte impegno della politica.
Al nostro Sindaco chiediamo di continuare l’impegno per portare avanti queste istanze di civiltà come rappresentante Anci nei tavoli nazionali, noi cooperatori sociali insieme alle altre organizzazioni sociali del Terzo Settore proveremo a far sentire la nostra voce nella manifestazione nazionale di Roma del prossimo 31 ottobre per provare a difendere un sistema di welfare universale basato sulla centralità dei diritti delle persone, della qualità sociale e relazionale prodotta nei servizi educativi, di cura e di assistenza.