L’Alleanza delle Cooperative Italiane sulla nuova legge regionale della cooperazione sociale

L’Alleanza delle Cooperative Italiane sulla nuova legge regionale della cooperazione sociale

E’ stata approvata il 15 luglio la nuova Legge regionale per la “Promozione e lo sviluppo della Cooperazione Sociale”. Sulla materia è intervenuta l’Alleanza delle Cooperative Italiane dell’Emilia-Romagna (Aci).

“L’approvazione della Legge – si è espressa l’Aci – avviene dopo un lungo percorso di confronto e di ascolto recependo i cambiamenti avvenuti in questi 20 anni che hanno visto aumentare il protagonismo e il ruolo della cooperazione sociale in Emilia Romagna.

L’Emilia Romagna vede la presenza di 920 cooperative sociali con 2.530 unità locali e 37.646 dipendenti, con una crescita di +16,2% nel quinquennio 2007-2012. Il 77% degli addetti è assunto con contratto a tempo indeterminato, il 76% è composto da donne, l’8% dei dipendenti appartiene a categorie svantaggiate. Nello specifico, delle 824 cooperative sociali che hanno sede in regione (le altre 96 hanno sede fuori) risultano 485 cooperative di tipo A con 27.000 addetti, 188 di tipo B con 3.900 addetti, 114 A+B con 6.255 addetti e 37 consorzi con 444 addetti. Nelle cooperative di tipo B il numero di lavoratori svantaggiati arriva al 40% del totale (3.000 su 8.000), ben al di sopra della soglia del 30% stabilita dalla legge 381, senza contare le categorie di debolezza sociale che non rientrano nella definizione di svantaggio (ad es. donne, immigrati, ecc..) e che qui, più che nelle altre tipologie di imprese, trovano collocazione. Il 77% di queste cooperative ha convenzioni con Enti locali o Istituzioni pubbliche e da queste deriva l’88% delle loro entrate. Sono numeri significativi che richiedevano una nuova normativa, come quella approvata, che presenta positive novità

La cooperazione sociale viene riconosciuta soggetto con funzione pubblica che partecipa alla progettazione e alla gestione dei servizi: basti ricordare che oltre il 70% dei servizi rivolti alle persone anziane e disabili è gestito da cooperative sociali e oltre il 40% degli asili nido sono gestiti da cooperative sociali.

La legge prevede nuove forme di rapporto fra Pubbliche Amministrazione e cooperative sociali di inserimento lavorativo attraverso l’utilizzo delle clausole sociali e gli affidamenti sotto soglia (le cooperative di tipo B ”) riconoscendo a queste cooperative una importante funzione sociale, in particolare nel favorire inclusione sociale attraverso il lavoro alle persone svantaggiate e alle fasce deboli che, purtroppo, aumentano anche a causa della crisi economica.

La rivisitazione delle modalità di iscrizione all’Albo dovrebbe garantire un maggior controllo e contrasto alla cooperazione “spuria” che utilizza la dicitura Cooperativa sociale solamente per vantaggi fiscali o economici senza rendicontare il valore sociale aggiunto realizzato.

Alcuni interventi di sostegno sosterranno il consolidamento della cooperazione sociale; in particolare, la costituzione del fondo rischi consortili, l’affidamento dei beni immobili e la possibilità di utilizzo della centrale acquisti regionali

Il commento positivo alla legge – prosegue l’Aci – non ci esime tuttavia dall’esprimere perplessità per l’assenza di concreti sostegni finanziari che potevano esprimersi con una riduzione dell’Irap così come avvenuto in altre Regioni. A cui si aggiunge la privazione, rispetto alla precedente legge, di misure di sostegno diretto agli investimenti.

Esprimiamo anche perplessità in relazione alla composizione della Commissione regionale della cooperazione sociale che corre il rischio di diventare un inutile luogo di concertazione fra diversi soggetti piuttosto che un utile strumento di consultazione. Conclusione a cui si era già arrivati nella precedente legislatura adottando le necessarie misure legislative.

Inoltre, ricordiamo che questa legge e i suoi effetti sono anche occasione di approfondimento e confronto su parole chiave quali “Programmazione” “Sussidiarietà” “Progettazione” “Gestione” ecc. molto citate anche nel “Decreto legge di riforma del terzo settore” licenziato recentemente dal Governo.

Per questo non comprendiamo le ragioni della totale scomparsa rispetto al progetto di legge della parola programmazione e della pressoché totale assenza della parola sussidiarietà tra le funzioni condivise dalla cooperazione sociale.

Come ogni legge, le parole inserite nei testi sono interpretabili e si tradurranno in scelte e azioni; anche in vista della prossima scadenza elettorale regionale non ci sottrarremo al dibattito politico formulando riflessioni e proposte in merito al rapporto fra Cooperazione sociale e Pubbliche Amministrazioni.

In conclusione, si tratta di un testo che per la cooperazione registra notevoli passi avanti, ma che poteva essere più coraggioso dal punto di vista dell’innovazione, anche alla luce delle “linee guida sul terzo settore presentate dal Governo.

Nei prossimi mesi – conclude l’Alleanza delle Cooperative Italiane – valuteremo l’effetto della legge cercando di comprendere i benefici effetti per le cooperative anche alla luce degli atti che dovranno essere licenziati nei 90 giorni successivi all’approvazione.