IL REGISTA ANDREA SEGRE DIRIGE UN CORTO SULL’AVVENTURA DI CIR FOOD AD EXPO

IL REGISTA ANDREA SEGRE DIRIGE UN CORTO SULL’AVVENTURA DI CIR FOOD AD EXPO

Sarà il regista di Io sono Li a trasformare in narrazione la partecipazione di CIR food all’Esposizione. L’azienda reggiana – leader della grande ristorazione italiana e concessionaria del 25% dell’offerta ristorativa presente a Expo - ha già messo i suoi cantieri a disposizione del maestro Andrea Segre, che potrà così catturare, fin dalle prime fasi, le immagini di un’avventura straordinaria e irripetibile: l’allestimento degli spazi assegnati lungo il Decumano, il via-vai degli operai in corsa contro il tempo per ultimare i lavori, la messa in opera delle attrezzature, la rifinitura degli arredi e le prove generali degli addetti per far sì che tutto sia pronto ad accogliere i 20 milioni di visitatori attesi. Le riprese, effettuate sempre all’interno dei locali CIR food, continueranno durante i sei mesi dell’Esposizione e termineranno solo a conclusione del disallestimento, per indagare anche l’ultimo atto di una colossale e temporanea messa in opera, altrimenti accessibile ai soli addetti ai lavori.

“I grandi eventi – ha dichiarato il regista, Andrea Segre – sono centrali nella società globale, ne accompagnano la corsa e ne disegnano spesso la frenesia. Avere la possibilità di fermare il tempo di un grande evento e di indagarne il processo di costruzione e distruzione mi è sembrata un’occasione da non perdere per un documentarista. Perché fare cinema documentario – ha aggiunto – significa non guardare solo la superficie, ma provare a capire cosa c’è dietro e dentro ad essa».

“Consapevoli di partecipare a un’esperienza non convenzionale – ha dichiarato Giuliano Gallini, dirigente di CIR food – abbiamo sentito il dovere di produrre una testimonianza, che abbiamo voluto affidare a un autore fra i più sensibili e capaci del panorama cinematografico. Il maestro Andrea Segre, accettando il nostro invito, ci ha onorato dando senso e ricchezza a un’impresa eccitante, della quale percepiamo pienamente il carico di responsabilità, oltre che di gioia”.

Una serie di fotogrammi selezionati fra migliaia di scatti e montati in time-lapse formerà una narrazione scandita dalla frenesia, dalla velocità, dalla concitazione, dall’incalzare dei tempi di consegna, dal movimento continuo di uomini e cose all’interno di un ambiente circoscritto, che avrà i riflettori del mondo intero puntati addosso, fra 30 giorni esatti. E tutto dovrà funzionare, e tutto funzionerà, quando i tornelli dell’entrata cominceranno a rollare e i visitatori faranno il loro ingresso nell’Expo delle meraviglie, incuriositi e attratti soprattutto dal grande protagonista, il cibo, declinato nei mille colori e sapori del mondo, ispiratore di una riflessione utile e necessaria: “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”. Ma il cibo è anche altro, il cibo è molto di più. È cogliere l’occasione di fermarsi, di rallentare, di liberare il pensiero per tornare a pensare, di sedersi a riflettere; è attivare i sensi, aprire delle finestre sul mondo, riconciliarsi con se stessi, ascoltare gli altri, accettare le diversità. E così, il cuore della narrazione si sofferma sui visitatori seduti nei ristoranti e nei bar di CIR food a consumare una colazione, un panino, una bibita; fermi a chiacchierare, riposare, pensare… il racconto rallenta, la sequenza di immagini si fa più rarefatta, gli attimi si allungano e rimangono sospesi come un ballerino che venga ripreso in slow motion nel culmine perfetto della sua danza.

Andrea Segre è una delle personalità più interessanti nel panorama cinematografico italiano. L’attenzione al sociale, alle etnie ai margini e ai problemi dell’immigrazione è sua cifra personale fin dai primi documentari (Lo sterminio dei popoli zingari – 1998, A metà – Storie tra Italia e Albania – 2002). Nel 2005 è alla Mostra del Cinema di Venezia, nella sezione “Giornate degli Autori”, con Dio era un musicista (2005), un viaggio per musica e immagini nelle terre del Senegal e del Gambia. Nel 2008 gira insieme a Dagmawi Yimer Come un uomo sulla terra, in cui ripercorre il travagliato viaggio dei migranti dall’Africa Sub-Sahariana alle coste italiane. Con Il sangue verde (2010) testimonia i drammatici scontri di Rosarno fra migranti e rosarnesi. L’anno successivo esordisce alle “Giornate degli Autori” con il primo lungometraggio di finzione, Io sono Li, ambientato nella laguna di Chioggia, vincitore di numerosi riconoscimenti in Italia e all’estero compreso il Premio Lux 2012 del parlamento europeo che è stato consegnato al regista dal presidente Martin Schulz durante una cerimonia ufficiale nell’aula di Strasburgo. Ritorna al Festival veneziano nel 2012 con Mare chiuso, documentario di denuncia sui respingimenti dei migranti in seguito agli accordi Italia-Libia, e nel 2013 con La prima neve, suo secondo lungometraggio di finzione, in cui prosegue la sua personale ricerca sul rapporto tra gli esseri umani e il territorio. Con Indebito (2013), co-sceneggiato con il cantautore Vinicio Capossela, Segre dà voce ai cantanti di rebetiko, la musica della protesta nella Grecia della crisi.