La cooperazione sociale interviene sulla legge regionale di riforma delle Asp approvata dall’Emilia-Romagna

La cooperazione sociale interviene sulla legge regionale di riforma delle Asp approvata dall’Emilia-Romagna

La Regione Emilia-Romagna ha approvato nei giorni scorsi la legge di revisione delle Aziende Pubbliche di Servizi alla Persona (Asp). “Dispiace molto – è il commento dei responsabili delle cooperative sociali di Confcooperative e Legacoop, Roberto Magnani e Carlo Possa – che l’Assemblea legislativa l’abbia approvata senza tener conto delle modifiche suggerite dalla cooperazione, che anche a livello locale avevano sollevato non poche perplessità sui contenuti della legge. Bene però hanno fatto i nostri responsabili regionali – Gaetano De Vinco (Federsolidarietà/Confcooperative), Alberto Alberani (Legacoopsociali) e Emanuele Monaci (Agci Solidarietà) – a ribadire la piena disponibilità della cooperazione sociale a collaborare affinché sul territorio si adottino le soluzioni migliori per garantire l’integrazione dei diversi attori (pubblici, privati e cooperative), assicurando ad ognuno gli spazi necessari allo sviluppo proprio e del sistema di welfare e adempiendo, in particolare, agli impegni assunti all’interno dell’accreditamento”.

Questa disponibilità alla collaborazione non cancella però la contrarietà della cooperazione per una legge che, se applicata senza le adeguate precauzioni, rischia di aggravare l’insostenibilità economica del welfare nella nostra regione. “Vogliamo però ribadire ancora una volta – spiegano Magnani e Possa – che la cooperazione sociale non ha mai voluto eliminare la gestione pubblica dei servizi alla persona. Anzi, ha sempre sostenuto che un pubblico forte sia la migliore garanzia per lo sviluppo delle cooperative. Anche ora che, invece, si corre il rischio contrario di contrarre la presenza della cooperazione sociale. Siamo più che mai convinti che in questi anni la gestione cooperativa dei servizi alla persona ha evidenziato un vantaggio economico e organizzativo oltre alla tenuta della qualità ed alla soddisfazione dei cittadini. E questo grazie alla grande professionalità dei 45.000 operatori privati (rappresentati in gran parte da cooperative sociali) che assicurano servizi di alta qualità ed efficienza a più di 500.000 cittadini dell’Emilia Romagna. Ora ci sembra che la Regione corra il rischio di andare nella direzione opposta. Pensiamo alla norma – spiegano Magnani e Possa – che permette alle Asp di ricominciare ad assumere personale, andando contro le disposizioni legislative nazionali che bloccano il turn over nei servizi delle Amministrazioni Pubbliche. Se così sarà, la cooperazione sociale rischia di vedere ridotti i propri spazi, guadagnati con un’alta professionalità, degli operatori e delle imprese, e con un’attenta gestione economica e organizzativa. Non possiamo che ribadire quanto affermato a livello regionale, che è davvero inspiegabile la scelta di un’Amministrazione pubblica che, potendo contare su un attore in grado di svolgere una funzione pubblica in un settore così delicato, ne ridimensiona il ruolo. Sul ruolo importantissimo che il Terzo Settore e la cooperazione hanno nel welfare si sono spesi fiumi di parole: pensiamo solo al Patto per il Welfare promosso dal Comune di Reggio Emilia. Ora sembra che ci sia una inversione di tendenza”.

Il rischio inoltre può essere quello di aumentare la spesa pubblica. La nuova legge, si dice, servirà per assicurare la continuità dei servizi, ma già in alcuni distretti si dichiara l’intenzione di indirizzare le Asp verso l’internalizzazione piena, bandendo concorsi per centinaia di Operatori Socio Sanitari. Il tutto quando Asp ed Enti locali sono alle prese con difficoltà di bilancio. “E questo senza per ora avviare – sostengo le organizzazioni regionale delle cooperative sociali – concertazioni con i soggetti gestori presenti per individuare le migliori soluzioni gestionali da adottare per assicurare davvero tale continuità. Ci sembra quindi – proseguono De Vinco, Alberani e Monaci – che si percorra la strada delle assunzioni tout court, con concorsi inopportuni che faranno lievitare la spesa, portando ad una contrazione dei servizi. Decisioni che non farebbero che confermare le nostre tesi e dare l’impressione di un pubblico poco preoccupato della sostenibilità del Welfare in Emilia Romagna e dell’ampliamento dei servizi per i tutti i cittadini e, soprattutto, per le persone in stato di necessità. Molte perplessità derivano anche dall’introduzione della figura dell’Amministratore unico che sarà chiamato a gestire le Asp con un’ampia serie di deleghe. In questo modo si inserisce anche nell’ambito dei servizi alla persona del nostro sistema socio-sanitario il modello centralistico e monocratico proprio della sanità di questa regione che riduce la partecipazione delle comunità locali alle scelte ribaltando una connotazione che da sempre anima il sociale in Emilia Romagna, sia quello pubblico che quello privato”.