Il superamento degli OPG: l’esperienza di Ambra

Il superamento degli OPG: l’esperienza di Ambra

La cooperativa sociale Ambra è intervenuta il 24 settembre all’importante convegno “Opg: è la volta buona?. Prospettive per il superamento degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari in Emilia-Romagna“. L’iniziativa si è svolta a Reggio Emilia nell’ambito della “VII Settimana della Salute mentale”. Il convegno è stato aperto dall’assessore regionale alla Sanità Carlo Lusenti e dal direttore generale dell’Ausl Reggio Emilia Fausto Nicolini.
Molto interessante la tavola rotonda sul tema “La situazione in Emilia-Romagna a 4 anni dal Dpcm”, coordinata da Valeria Calevro, direttore sanitario Opg di Reggio Emilia. Sono intervenuti Francesca Capretti della cooperativa Ambra, Maurizio Gozzi della cooperativa sociale L’Ovile, Stefano Ghidini, psichiatra dell’Opg di Reggio Emilia e Stefano Rambelli presidente della cooperativa agricola Sadurano.
E’ poi seguita la tavola rotonda sul tema “Quali strutture e quali risposte in alternativa all’Opg?”, con Gaddomaria Grassi, direttore del Dipartimento di Salute mentale dell’Ausl Reggio Emilia, la senatrice Albertina Soliani, il garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive Bruno Desi, la responsabile del Servizio Salute mentale della Regione Emilia-Romagna Mila Ferri, il presidente del Tribunale di sorveglianza dell’Emilia-Romagna Francesco Maisto e l’assessore alle politiche sociali del Comune di Reggio Emilia Matteo Sassi.
Sull’argomento abbiamo chiesto un giudizio a Francesca Capretti, responsabile Area servizi educativi e salute mentale di Ambra, che spiega anche le importanti esperienze della sua cooperativa.
“Gli Opg sono stati, fino ad oggi, strutture sostanzialmente estranee e poco permeabili alla cultura psichiatrica introdotta con la Legge 180. Molti psichiatri, giuristi, operatori e familiari – spiega Francesca Capretti – hanno sollecitato in Parlamento numerosi progetti di legge di riforma di queste istituzioni, senza riuscire a superare la fase di proposta e di progetto di legge.
Nonostante la Sentenza della Corte Costituzionale n. 253 del 18 luglio 2003 avesse già sancito che il giudice può adottare in alternativa al ricovero in ospedale psichiatrico giudiziario una misura di sicurezza presso la struttura che ritenga più adeguata, è necessario arrivare al 2010 per affrontare in maniera compiuta il tema del superamento dell’Opg grazie alla Commissione Parlamentare d’inchiesta sul Servizio Sanitario Nazionale (presieduta dal sen. Marino) che, dopo aver visitato tutti gli istituti, ha definito la detenzione negli Opg un “ergastolo bianco”.
L’inchiesta ha sensibilizzato l’opinione pubblica ed ha ottenuto una grande visibilità permettendo di arrivare all’approvazione dell’Art. 3-ter del D.L. 22 dicembre 2011, convertito con modificazioni nella legge n. 9/2012 e sancendo il termine per il completamento del processo di superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari entro il 1 febbraio 2013. La legge ha inoltre stabilito che a decorrere dal 31 marzo 2013 le misure di sicurezza del ricovero in ospedale psichiatrico giudiziario e dell’assegnazione a casa di cura e custodia saranno eseguite esclusivamente all’interno di strutture sanitarie.
La spinta all’accelerazione del superamento dell’Opg è arrivata anche dalla Regione Emilia-Romagna che dal 2007 ha scelto, nell’ambito del passato ordinamento, di cercare nuove, alternative e più articolate forme di assistenza per i pazienti psichiatrici detenuti in Opg.
Ambra – prosegue Francesca Capretti – da qualche anno accoglie nelle proprie comunità accreditate in provincia di Bologna i pazienti psichiatrici rei in misura di sicurezza. Al luglio 2012 risiedevano nelle due comunità – RTI “Luna Nuova” e “RTI “Villa Bianconi” – 19 ospiti di cui 16 uomini e 3 donne, provenienti dall’Opg di Reggio Emilia (5), dall’ Opg di Castiglione delle Stiviere (2), dall’Opg di Aversa (1), da Casa Zacchera (5), dalla RTI “L’Arcipelago” di Bologna (3) e da altre comunità terapeutiche (3). La difficoltà più grande posta da questa quota di pazienti è legata al contesto di rientro. Nonostante i servizi territoriali siano in grado già adesso di affrontare le esigenze poste da buona parte dei pazienti provenienti dall’Opg, le difficoltà a reinserire la maggior parte delle persone al loro domicilio sono spesso legate agli aspetti sociali e familiari.
Dalla nostra esperienza appare necessario un sistema di strutture a vari livelli di protezione integrato nella rete dei servizi sanitari con adeguato trattamento farmacologico, opportunità di residenze protette, disponibilità di terapie di gruppo, avvio alla formazione professionale, attivazione di gruppi di auto-aiuto e di reti sociali nelle aree di residenza.
Per il prossimo futuro auspichiamo una presa in carico, che coinvolga i servizi pubblici e privati, con l’ obiettivo di evitare nuova cronicità e la permanenza eccessivamente prolungata nelle future strutture alternative agli attuali Opg attraverso la promozione di percorsi che perseguano obiettivi di autonomia della vita.

“Riabilitazione” deve sempre assumere il significato di reale esercizio di cittadinanza, di empowerment, di potere e progettualità sulla propria vita. Se questo è importante per le persone che soffrono di un disagio psichico, è ancora più vero per chi ha vissuto anni di deprivazione in Opg.