Dura Agrinsieme sull’Imu. Il governo viola i patti: colpo da milioni di euro sulle imprese agricole reggiane

Dura Agrinsieme sull’Imu. Il governo viola i patti: colpo da milioni di euro sulle imprese agricole reggiane

E’ particolarmente dura la reazione del mondo agricolo a fronte dell’ormai consolidato orientamento del Governo di non cancellare la seconda rata Imu sui terreni e sui fabbricati rurali.

“E’ inaccettabile – sottolinea Agrinsieme, il coordinamento creato da Cia, Confagricoltura, Confcooperative, Legacoop e Agci -  che i produttori agricoli siano chiamati a versare questa tassa nel momento in cui si va a cancellare quella sull’abitazione principale e dopo mesi di promesse e poi di indeterminatezze che hanno reso difficile programmare gli investimenti”.

E a sottolineare il peso dell’imposta che ricadrebbe sui produttori giungono le cifre di Agrinsieme: “sulle imprese agricole reggiane – spiega il coordinamento – l’Imu ha pesato per oltre 11 milioni di euro nel 2012, e oggi siamo di fronte al concreto rischio che la seconda rata pesi ben più del 50% rispetto a questo valore”. “Il conto – prosegue Agrinsieme – potrebbe infatti salire vertiginosamente se i comuni, per recuperare parte del gettito annullato sulle prime case, decidessero di alzare l’aliquota (e ne hanno facoltà sino a sette giorni prima la scadenza dei versamenti) al 7,6 per mille rispetto all’attuale 2,0 per mille”.

A Reggio Emilia – prosegue nella nota del 20 novembre il coordinamento di Cia, Confagricoltura, Confcooperative, Legacoop e Agci – siamo tra l’altro in presenza di una situazione che probabilmente non ha uguali: la stragrande maggioranza dei produttori agricoli sono storicamente soci anche di cooperative di trasformazione (cantine e latterie sociali, in particolare), che a loro volta pagano l’imposta su tutte le strutture di cui si avvalgono per i processi di trasformazione: questo significa che sui produttori associati ricadrebbe due volte il peso dell’Imu“.

“In questi mesi – conclude Agrinsieme – avevamo avuto assicurazioni che questa tassa, assolutamente iniqua per il settore, perché colpisce beni strumentali indispensabili all’attività d’impresa, non sarebbe stata ripristinata. Senza che ci sia mai stato un confronto con il Governo, ora ci troviamo invece di fronte al concreto rischio di un durissimo colpo sulle imprese agricole, in palese e inaccettabile violazione di qualsiasi patto fiscale”.