Cooperazione e comunità: nell’alto Appennino reggiano esperienze positive che sono diventate un caso nazionale

Cooperazione e comunità: nell’alto Appennino reggiano esperienze positive che sono diventate un caso nazionale

Sulla Gazzetta di Reggio è stato pubblicato il 9 aprile un intervento di Carlo Possa di Legacoop Reggio Emilia dedicato alle cooperative di comunità dell’Appennino reggiano

«Una piccola cooperativa in un piccolo paese dell’alto Appennino reggiano in queste settimane è diventata un caso nazionale. La Valle dei Cavalieri di Succiso ha messo insieme due parole che – è evidente – hanno ancora un senso: cooperativa e comunità. A partire dal prof. Naonori Tsuda, docente di economia all’Università St. Andrew’s di Osaka , che sta realizzando una approfondita ricerca a livello internazionale sulla cooperazione, a La Repubblica, che ha dedicato alla cooperativa una intera pagina sul nazionale (pagina che ha dato il la a questa grandissima attenzione dei media), a Radio Capital, al Tg5, alle diverse e seguitissime trasmissioni della Rai che hanno dedicato ampi servizi all’esperienza di Succiso, tutti hanno messo in evidenza il vero senso di questa cooperativa: rispondere con il coinvolgimento della comunità ai bisogni di un piccolo paese di montagna a rischio di spopolamento. La forma cooperativa è sembrata la più idonea a sintonizzare – in forma imprenditoriale – i bisogni con le risposte.

Va però detto che l’esperienza di Succiso, nell’Appennino reggiano, non è unica e non è nuova. La Valle dei Cavalieri è nata nel 1990; i Briganti di Cerreto, altra bellissima realtà cooperativa, proprio in giugno festeggerà i 10 anni di vita con una grande iniziativa; ha già diversi anni di vita anche Vivere Sologno, e due anni fa è nata a Civago Alti Monti. Da tempo la nostra montagna è un laboratorio per questa particolare forma di impresa, nata nei paesi per i paesi. Nel maggio del 2010, a Succiso, il presidente nazionale di Legacoop Giuliano Poletti lanciò il progetto “Cooperative di comunità”, che ora è un patrimonio dell’Alleanza delle Cooperative Italiane. Lo stesso Poletti, in veste di presidente dell’Alleanza delle Cooperative Italiane, sarà il protagonista dell’iniziativa di Cerreto Alpi di giugno, che non a caso si chiamerà “La cooperativa è una comunità”. Renato Farina, della cooperativa I Briganti di Cerreto, da alcuni anni porta l’esperienza di Cerreto Alpi in convegni nazionali ed internazionali. Proprio nelle settimane scorse lo stesso Farina è stato invitato dal ministro Fabrizio Barca al convegno nazionale sulle aree interne, dove una sessione era dedicata ai risultati raggiunti dalla cooperativa reggiana.

A onor del vero va anche detto che per diversi anni queste esperienze sulla nostra montagna si sono sviluppate con una certa disattenzione (e a volte con qualche perplessità) degli osservatori locali. Oggi va dato atto che le cose sono cambiate: alcune amministrazioni locali vedono in questo modello, ancora perfettibile (manca tra l’altro un qualunque riferimento legislativo) uno strumento per affrontare almeno in parte i problemi dei piccoli paesi delle aree cosiddette marginali: l’occupazione, il mantenimento dei servizi basilari, la tutela del territorio e la sua valorizzazione. Si sono sviluppati progetti che vedono insieme le cooperative, operatori privati, il Parco Nazionale, la Camera di Commercio, Confcooperative e Legacoop.

Al di là dell’enfasi che – giustamente – i media stanno dando a questa esperienza, è anche molto importante l’attenzione delle amministrazioni pubbliche e delle comunità locali.

Perché queste cooperative, come ha scritto il presidente del Parco Nazionale Fausto Giovanelli, sono “una risposta di fatica quotidiana, creatività e lavoro contro le difficoltà, metafora concreta di un’Italia minore che è forse anche l’Italia migliore, che contro la crisi e l’abbandono mette in campo cooperazione e identità, impegno in prima persona, disponibilità,adattamento,aiuto reciproco, senso di comunità”. Il senso profondo e grande dell’esperienza di queste piccole cooperative sta in una nuova vita per Cerreto Alpi, dove si sono creati posti di lavoro per i giovani e dove si è rivitalizzato il paese con il turismo di comunità, e sta nelle parole del presidente della Valle dei Cavalieri Dario Torri, che a La Repubblica ha detto: “Forse somigliamo ai kibbutz, perché anche qui l’associazione è volontaria e la proprietà è comune. Certamente, dopo più di vent’anni, possiamo dire di aver fatto una cosa importante: abbiamo salvato il paese. Perché è nata la cooperativa proprio quando stavano chiudendo gli ultimi esercizi del piccolo paese. Chiusero assieme la bottega e il bar. Non c’era altro, a Succiso, 60 abitanti d’inverno e 1000 d’estate. E allora i ragazzi (di allora) e gli adulti si trovarono alla Pro Loco e decisero di reagire. Mettiamoci tutti assieme, in una cooperativa. Qui l’iniziativa privata non regge più. Se vogliamo trovare un caffè, il pane fresco e soprattutto un posto dove trovarci assieme, dobbiamo costruircelo da soli. Un paese dove al mattino non senti il profumo del pane è un paese che non esiste”.»