Confcooperative e Legacoop sul decreto sviluppo

Confcooperative e Legacoop sul decreto sviluppo

Successo del convegno del 5 ottobre sul “Decreto sviluppo e le novità in tema di risoluzione della crisi”. Per i presidenti Alai e Caselli la prima misura per la ripresa è che lo Stato paghi i suoi debiti alle imprese

“Se non si ripristina un virtuoso circuito sul credito, la via della ripresa e dello sviluppo appare sostanzialmente preclusa”. E’ una sollecitazione fortissima, ma anche un grido d’allarme, quello che i presidenti di Confcooperative e Legacoop, Giuseppe Alai e Simona Caselli, hanno lanciato nell’ambito del convegno unitario di approfondimento dei provvedimenti varati dal Governo in materia di lavoro e sviluppo del Paese.
“La modesta capacità di investimento delle imprese in una lunga e pesante stagione di crisi – hanno detto Alai e Simona Caselli – è ulteriormente aggravata da mancati pagamenti da parte di enti pubblici, oggi indebitati nei confronti del sistema imprenditoriale per una cifra che si attesta attorno agli 80 miliardi. Questo significa che lo Stato, e in generale il pubblico, ha in mano crediti delle imprese per 5 punti di Pil, unitamente a somme ingenti riguardanti imposte (Iva, in prevalenza) non ancora rimborsate”.
“La possibilità di certificare i crediti vantati nei confronti della pubblica amministrazione – hanno incalzato i presidenti delle centrali cooperative – non ha sortito, sino ad oggi, effetti significativi, ed in ogni caso rischia di produrre un ulteriore carico di oneri finanziari del tutto insopportabili”.
“La prima misura anticrisi – secondo i presidenti di Confcooperative e Legacoop – è allora il saldo di questi debiti da parte di Stato ed enti pubblici e un intervento sul credito, perché il paradosso è che anche le imprese che vantano alti livelli di patrimonializzazione e buone commesse di lavoro rischiano di saltare in assenza di liquidità”.
“Le difficoltà del Paese – hanno aggiunto Giuseppe Alai e Simona Caselli – non hanno risparmiato la cooperazione reggiana, che ha tenuto sul fronte del lavoro ma ha indubbiamente ridotto anche la sua capacità di investimento e, con essa, la possibilità di accompagnare la nascita di nuove imprese e quella di sostenere la trasformazione e il rilancio di altre aziende in difficoltà, coinvolgendo anche i lavoratori in nuovi percorsi di auto imprenditorialità: proprio per questo chiediamo al Governo di spingere sul credito, di snellire quei meccanismi della Giustizia che allungano all’infinito i tempi di riscossione dei crediti e, prima ancora, di far sì che siano saldati i debiti pubblici nei confronti delle imprese per far sì che la via della ripresa si possa davvero imboccare”.
Del “Decreto sviluppo e le novità in tema di risoluzione della crisi” hanno poi parlato Ettore Rocchi, professore di diritto commerciale all’Università di Modena e Reggio Emilia e Nino Giordano Ruffini, avvocato cassazionista del foro di Reggio, che hanno approfondito, in particolare, gli strumenti tecnici (piani di risanamento, accordi di ristrutturazione, concordato preventivo) finalizzati alla continuità aziendale in situazioni di crisi.