Successo del convegno di Legacoopsociali sulla prima infanzia. La relazione di Sabrina Bonaccini di Coopselios

Successo del convegno di Legacoopsociali sulla prima infanzia. La relazione di Sabrina Bonaccini di Coopselios

Una rete nazionale delle cooperative sociali per un marchio specifico e un “carta qualità” che caratterizza i punti di forza dell’esperienza trentennale delle cooperative. Sono queste le proposte lanciate durante il convegno nazionale “Servizi prima infanzia: cooperativi, sostenibili, di qualità. La risposta che crea sviluppo”, organizzato il 24 luglio da Legacoopsociali e svoltosi a Roma nella sede di Legacoop. Presente all’assemblea anche la viceministra al Lavoro e alle Politiche sociali, Maria Cecilia Guerra. Davanti a circa cento persone tra cooperatori, operatori sociali, sindacalisti e rappresentanti delle associazioni sono stati illustrati i risultati del gruppo di lavoro che ha lavorato in questi anni.

Paola Menetti, presidente di Legacoopsociali ha dedicato questa giornata a Giovanna Chirumbolo, la cooperatrice sociale calabrese scomparsa la scorsa estate e componente del gruppo nazionale infanzia. Tra gli interventi della giornata ci sono stati quelli di Pasquale D’Andre di Arciragazzi-Batti il cinque, Antonia Labonia del Forum infanzia Lazio e di Lorenzo Campioni del Gruppo nazionale nidi infanzia.

Ha aperto i lavori la presidente nazionale di Legacoopsociali Paola Menetti. La relazione introduttiva è stata svolta da Alberto Alberani, responsabile Area infanzia di Legacoopsociali, mentre Sabrina Bonaccini di Coopselios ha presentato i contenuti della Carta Qualità, un importante documento elaborato dal Gruppo Nazionale Infanzia di Legacoopsociali, a cui hanno partecipato diverse cooperative sociali reggiane. I servizi alla prima infanzia – è la posizione di Legacoopsociali – non sono solo generatori di costi, ma generano ‘bene sociale’, contribuiscono all’aumento dell’occupazione femminile, sia perché creano posti di lavoro, sia perché consentono alle donne di conciliare la maternità con la dimensione professionale; contribuiscono alla promozione dell’agio e alla prevenzione del disagio sociale; svolgono un’azione di sostegno e supporto alle funzioni genitoriali; servizi quindi che mettono in circolo risorse economiche”. Legacoopsociali ha chiesto al governo un Piano nazionale che innanzitutto unisca l’estremo nord con l’estremo sud: il Monitoraggio del Piano di sviluppo dei servizi socio-educativi per la prima infanzia pubblicato dall’Istituto degli Innocenti spiega come il dato della copertura regionale veda: Umbria 31.9, Emilia Romagna 31.5, Toscana 30.1; mentre nel Mezzogiorno vede: Sicilia 4.9, Calabria 6.2, Abruzzo 6.9.

“Oggi ci sono difficoltà grosse per mantenere aperti i servizi in un Paese in cui esistono solo in una parte del Paese. Il tema fondamentale per noi è come trovare risposte al bisogno prioritario delle persone”. Paola Menetti ha aperto i lavori del seminario indicando gli obiettivi di Legacoopsociali sul tema dell’infanzia. “Se risposte vanno trovate la prima è il riconoscimento di un diritto e la prima responsabilità è pubblica che deve rendere esercitante questi diritti. Le coop sociali sono convinte che in questa fase serve il ruolo di tutti ma la nostra idea di sussidiarietà prevede la piena responsabilità del Pubblico e delle istituzioni. Quali connessioni sui livelli essenziali e sulla quantità di risorse?”

Sono domande che rispondono a un bene comune che non può vedere l’uscita di scena del Pubblico”. Poi ha aggiunto: “Da soggetti economici e sociali sappiamo che non si può discutere di servizi per l’infanzia se non leghiamo gli aspetti gestionali ed economici con quello che è il contenuto sostanziale: come si prende cura dei bambini. Esiste una connotazione di responsabilità pubblica per lo scopo previsto dalla legge 381 che è l’interesse generale e oggi mettiamo alcuni punti fermi. Questo obiettivo è quello di arrivare a una consistenza più concreta dal lavoro di gruppo alla realizzazione della Rete nazionale. E quando facciamo questo è non solo per proporre un modello ma per mettere in chiaro i punti che rendano riconoscibili le peculiarità della Rete: vogliamo innovare i servizi attraverso la nostra presenza. Parliamo di servizi dell’infanzia, di asili nido e di continuità educativa”.

Carta Qualità contro illegalità e appalti al ribasso. Appalti dei comuni al massimo ribasso e la diffusione di servizi illegali in nero: sono i principali ostacoli alla garanzia di servizi adeguati per la prima infanzia. La risposta che crea sviluppo” organizzato da Legacoop nella sua sede di Roma per presentare la Carta delle Qualità dei servizi per la prima infanzia, attorno alla quale si costituirà una rete nazionale con un marchio proprio, per riunire le circa 800 cooperative con oltre 12.000 lavoratori, che in Italia gestiscono servizi educativi rivolti a 50.000 bambini di 0-3 anni. A illustrare il documento è stata Sabrina Bonaccini di Coopselios: “centralità dell’educazione e della socializzazione del bambino, oltre al sollievo per la famiglia che lavora; spazi e allestimenti adeguate alla funzione educativa; adeguato rapporto numerico tra gli educatori e i bambini; formazione degli educatori e lavoro di equipe; applicazione del contratto collettivo nazionale di lavoro”. Sono le caratteristiche che devono avere i servizi per la prima infanzia secondo i nove punti della Carta. “I servizi alla prima infanzia non sono solo generatori di costi ma generano ‘bene sociale’, contribuendo all’occupazione femminile e alla prevenzione del disagio sociale, mettono in circolo risorse economiche” ha sottolineato nella relazione introduttiva Alberto Alberani, responsabile Area infanzia Legacoopsociali. “Gli indecenti appalti al massimo ribasso, i tempi di pagamento che si mangiano i pochi utili – ha detto Alberani – impegnano la maggior parte dei soci delle cooperative anche economicamente, affinchè la propria impresa possa garantire salario e qualità del servizio”.

La questione meridionale. Michele De Angelis, presidente della cooperativa sociale Prisma (Napoli) ha sottolineato la copertura di servizi “bassissima nelle regioni meridionali (in Campania, secondo dati Istat, solo l’ 1,8% dei servizi per la prima infanzia sono coperti)”, facendo l’esempio di Napoli dove “ci sono 36 nidi aperti per un milione di abitanti, non hanno un progetto educativo e chiudono nel primo pomeriggio, costando 1200 euro al mese”. Tuttavia la cooperativa Prisma è riuscita a far fronte a una buona parte delle necessità nell’area in cui è intervenuta (tra Anacapri e Castellammare di Stabia) “portando la copertura di posti nido da 0,1 per cento a 6,5 per cento”. Caratteristiche del servizio offerto, che ha permesso di costruire rapporti con le amministrazioni locali sono: “Un solido progetto educativo, investimento in formazione professionale, cura della progettazione di spazi, esperienza nell’uso di fondi europei, servizio di monitoraggio della qualità costante”.

Guerra: nel federalismo finanziario assente filiera sociale. La viceministra al Lavoro e alle Politiche Sociali con delega alle Pari opportunità Cecilia Guerra, è intervenuta sottolineando “l’importanza di risollevare il dibattito sui livelli minimi di qualità relativi ai servizi sociali per la prima infanzia”, e ha riconosciuto come problema il fatto che nella “piena realizzazione del federalismo finanziario” è stato “dimenticato il finanziamento della filiera sociale”: “Gli asili nido hanno funzioni fondamentali nei Comuni ma non ne è tutelato il finanziamento”, ha detto. “La filiera sanitaria non viene toccata perchè ci sono i livelli essenziali e un finanziamento dedicato: Questo nel sociale non c’è” ha sottolineato. E’ quindi “giusto porre con forza la questione della definizione dei livelli essenziali delle prestazioni” in quanto anche “il sociale richiede un finanziamento speciale” e “è necessario colmare buchi della presenza di asili”. La viceministra ha poi auspicato che i 400 milioni previsti nel Piano di azione della coesione sociale vadano “nella direzione di strutturare i servizi, di modo da averli per quando non ci saranno più i fondi”.

Poletti: serve sviluppo fondato su protagonismo dei cittadini. “Il vostro lavoro per innovare e qualificare l’attività di erogazione di servizi educativi alla prima infanzia è interessante ed importante – ha esordito il presidente di Legacoop, Giuliano Poletti, nel suo intervento di chiusura dei lavori del convegno – ma c’è una questione di fondo ineludibile: la classe dirigente di questo paese ha il dovere, cui finora sembra volersi sottrarre, di spiegare ai cittadini la situazione in cui ci troviamo nei suoi termini reali e chiarire che l’impianto politico-culturale che ci ha portato dove siamo adesso non potrà più continuare. Oggi oltre il 50% del PIL è rappresentato dalla spesa pubblica: un risultato cui siamo arrivati con un livello insopportabile di tassazione e, per di più, accumulando un debito pubblico superiore ai 2.000 miliardi di euro: da questa situazione si deve uscire e noi, come cooperatori, abbiamo la responsabilità di dare il nostro contributo, indicando un diverso modello di sviluppo che faccia i conti, prima di tutto, con il problema dell’iniqua distribuzione della ricchezza tra chi la produce e chi la detiene”. Ogni scelta politica, insomma, deve partire dall’esigenza di perseguire una maggiore equità sociale. “Perdere mesi di tempo a disquisire di Imu sulla prima e sulla seconda casa – ha chiarito Poletti – è  irragionevole, mentre servirebbe il coraggio di dire ai cittadini quali scelte è necessario adottare, prima che altri ci costringano a farlo”. Ma qual è la strada da scegliere per avviare un percorso di uscita dalle difficoltà? “È necessario  – ha sottolineato Poletti – superare la concezione che per affrontare i problemi ci siano solo lo Stato ed il mercato: in realtà, in mezzo c’è la società, ci sono i cittadini che, attraverso una partecipazione responsabile, possono produrre valori e valore, risposte efficaci ai problemi anche sul piano economico”.