Start-up,… start-coop

Start-up,… start-coop

Lessico Digitale, sui nuovi termini dell’economia della creatività e della conoscenza e sul loro significato.

“Restart Italia, perchè dobbiamo ripartire dai giovani, dall’innovazione, dalla nuova impresa .

Il rapporto della task force sulle start-up del Ministero dello Sviluppo Economico (oramai passato), sembrava dimenticarsi completamente dell’esistenza delle cooperative. E anche la prima versione del Decreto-legge recante “Ulteriori misure urgenti per la crescita del paese” girata In fase di bozza, sembrava ripetere la medesima omissione. Risulta difficile a questo punto valutare se sia più grave ritenere questa malizia o semplice dimenticanza (sanno che esisto e non si occupano di me o non sanno nemmeno che esisto?)

C’è stata forse battaglia, ma sta di fatto che nella versione definitiva del documento l’inclusione della forma cooperativa è esplicitata: “Ai fini del presente decreto, l’impresa start-up innovativa, di seguito “start-up innovativa”, è la società di capitali, costituita anche in forma cooperativa, di diritto italiano ovvero una Societas Europaea, residente….”.

Quindi:

  1. il governo passato, così come le persone di buon senso, ci ha detto che per risollevare l’economia sarebbe opportuno far nascere nuove imprese (le famose start-up), meglio ancora se innovative.

  2. Queste imprese possono (e noi cooperatori diciamo “sarebbe meglio”) essere in forma cooperativa.

Dato che il decreto sviluppo sembra sopravvivere al governo Monti, non resta che farle. Il che, guardate bene, non è così banale. Soprattutto non basta dire ad altri di farne.Così come non basta stare ad aspettare che un gruppo di giovanotti abbia una idea brillante e venga di propria sponte a chiedere come si fa ad aprire una cooperativa…

Fare nuove cooperative non è un problema di altri. Per chi già vi lavora, o ha un ruolo in associazione, o in un ente del sistema cooperativo è anche un problema personale e questo perchè tra i principi su cui si fonda il sistema stesso vi sono la cooperazione tra organizzazioni, l’educazione, la formazione, l’informazione e l’impegno verso la collettività.

Le start-up cooperative vanno quindi promosse. E il primo passo è iniziare a guardare intorno a noi cosa sta succedendo, cosa fanno gli altri,… non sia mai che qualcuno abbia già lavorato sul tema in modo intelligente ed efficiente. Partiamo da MindTheBridges (www.mindthebridge.org).

Ci interessa la loro seconda edizione della ricerca “Startups in Italy: Facts and Trends” che dà un profilo essenziale delle startup italiane. Vediamo alcune risultati:

  1. Le startup vengono spesso formalmente costituite solo dopo che la business idea sia stata validata e, in alcuni casi, una volta trovati i capitali necessari alla sua realizzazione. La ricerca include (nella misura del 59%) da progetti di impresa che non sono ancora stati strutturati in forma societaria.

  2. La maggior parte delle startup italiane sia attiva in ambito Web (49%) e nell’Information and Communication Technologies-ICT (21%).

  3. Per quanto riguarda i fattori in grado di influenzare la localizzazione di una startup, troviamo al primo posto il network di contatti (69%), seguito dalla possibilità di accedere a risorse umane altamente specializzate, come ingegneri, programmatori, manager (57%), dalla qualità della vita, dal luogo di residenza di uno dei founders (entrambe al 52%) e dalla prossimità ai centri di ricerca (40%). L’accesso al capitale (43%) si colloca solo al quinto posto, segno di come, per l’avvio e lo sviluppo d’impresa, contino soprattutto le relazioni e le competenze.

  4. Cosa si colloca all’origine della business idea? Nel 67,3% dei casi vi è la ricerca.

Questi sono i quattro punti chiave per comprendere cosa bisogna fare per creare le condizioni affinchè si formino delle start-up:

  1. Non preoccuparsi tropo della burocrazia, questa viene dopo l’idea. Quindi vanno bene i servizi di supporto e consulenza legale e fiscale, ma il primo supporto va dato nella consulenza di business.

  2. Le start-up, nella società della creatività e conoscenza, sono innovative: web, ICT, science&nature. Bisogna avventurarsi su comparti nuovi e pertanto un progetto serio per promuovere nuova impresa deve coinvolgere nuove competenze (leggi: persone che hanno queste competenze).

  3. I soldi non fanno male a nessuno, ma serve soprattutto la rete, il sistema. Le start-up della società della conoscenza non richiedono grossi capitali iniziali,… ma richiedono clienti. Il più grosso aiuto che si può dare a una start-up è diventarne cliente: per farlo bisogna aprirsi all’innovazione, avviare progetti, essere disposti a comprare conoscenza e innovazione.

  4. Si parte dalla ricerca, e quindi si deve dialogare e collaborare con chi fa ricerca: l’università.

Come fare queste cose? Serve prima di tutto una convinzione: il sistema economico è in evoluzione e i comparti tradizionali in cui la cooperazione è attualmente radicata non sono nè in crisi, nè in recessione, bensì in dismissione.

 Le start-up sono l’occasione per non estinguersi.