SERVIZI AMBIENTALI: IL RUOLO DELLA COOPERAZIONE SOCIALE PER I TERRITORI DI PARMA, REGGIO EMILIA E PIACENZA

SERVIZI AMBIENTALI: IL RUOLO DELLA COOPERAZIONE SOCIALE PER I TERRITORI DI PARMA, REGGIO EMILIA E PIACENZA

Mercoledì 3 giugno, presso la sede di Legacoop a Parma, si è tenuto un incontro tra i Comuni delle tre città e delegati Iren, promosso da Legacoop Emilia Ovest e Confcooperative Parma.

Un tavolo partecipato, al cui invito hanno risposto Federico Pizzarotti, sindaco di Parma, Gabriele Folli, assessore all’Ambiente del Comune di Parma, Matteo Sassi, vicesindaco del Comune di Reggio Emilia con delega alle Politiche Sociali, Paolo Dosi, sindaco di Piacenza, Gian Luca Paglia, responsabile Servizio Ambiente di Iren Emilia.

Tema del dibattito era il valore sociale ed economico di queste imprese per il territorio di area vasta di riferimento. “Esprimiamo grande preoccupazione per il futuro della cooperazione sociale – ha dichiarato Andrea Volta, presidente Legacoop Emilia Ovest aprendo la discussione – con particolare riferimento alle gare Iren. Non è a rischio solo il posto di lavoro di tante persone ma il tessuto sociale, perché l’inserimento lavorativo rappresenta attualmente l’unica politica attiva del lavoro”.

Le cooperative sociali di tipo B, impegnate in servizi ambientali, nell’area vasta di riferimento (Parma, Reggio, Piacenza) sono 23; occupano in quel settore oltre mille addetti di cui oltre la metà sono inserimenti lavoratovi, per un fatturato complessivo di oltre 30 milioni di euro. Si ricorda che la percentuale minima di inserimento lavorativo di persone svantaggiate, stabilita per legge, è il 30%. Inoltre, su questo tema sono coinvolti i Consorzi Solidarietà Sociale, Quarantacinque, Oscar Romero, Sol.Co. Piacenza.

Il contesto in cui si trovano oggi ad operare le cooperative sociali è sempre più difficile e complesso, per gli effetti della crisi e del conseguente aumento del disagio sociale, e per la messa in discussione del loro ruolo a favore della comunità. La già limitata disponibilità all’applicazione delle clausole sociali nei bandi di gara o all’attivazione degli affidamenti diretti nella gestione dei servizi pubblici, benché si tratti di strumenti previsti dalla legge, rischia di trasformarsi in un ricorso generalizzato a gare in cui l’offerta economica, spesso associata al massimo ribasso, si configura come l’elemento discriminante: questa la preoccupazione espressa dai cooperatori presenti.

Gli esponenti delle amministrazioni hanno ribadito il valore della cooperazione, in termini di qualità del servizio offerto, che è cresciuto sempre più negli anni, e per l’impegno e gli investimenti delle imprese a sostegno dell’integrazione e della dignità delle fasce più deboli. Hanno evidenziato la maggiore complessità normativa con cui ci si trova a fare i conti oggi e le mutate condizioni di contesto operativo. Cambiano le esigenze dei territori a cui vanno date risposte adeguate. Il pensiero condiviso è la ricerca di sinergia e dialogo a più livelli istituzionali, dai Comuni alla Regione fino al Governo.

Il messaggio che il movimento cooperativo intende promuovere è che il sociale – inteso nell’accezione del favorire l’inserimento lavorativo, come da tempo previsto nella legge 381/91 che non è decaduta o scomparsa, anzi risulta in qualche modo rafforzata dalla legge regionale dell’Emilia Romagna del 17 luglio del 2014 – deve avere la stessa rilevanza di altri elementi di valutazione normalmente inseriti nelle gare di igiene ambientale quali la sicurezza e la qualità del lavoro, la tipologia dei mezzi utilizzati, l’organizzazione dei servizi.