per non chiudere gli uffici postali

Per non chiudere gli uffici postali…

Il piano di ridimensionamento degli uffici postali annunciato da Poste Italiane è una questione che tocca da vicino tutta l’Emilia-Romagna, e quindi anche la nostra provincia. Le numerose e preoccupate prese di posizione contrarie a questa scelta stanno a dimostrare il ruolo che gli uffici postali hanno specialmente nei piccoli paesi e nei territorio più marginali. Anche rispetto a questo delicatissimo problema nei giorni scorsi il presidente regionale di Legacoop, Paolo Cattabiani, ha avanzato la proposta che possano essere le cooperative di co-munità (o “cooperative paese”), là dove sono presenti, a gestire gli uffici postali. E’ una proposta innovativa che Legacoop Reggio Emilia condivide pienamente. Questo tema è stato ripreso e svi-luppato dallo stesso Cattabiani anche in una intervista sul Corriere della Sera del 7 agosto scorso, dove il presidente regionale di Legacoop rilancia il ruolo e la funzione delle cooperative di comunità, la cui impostazione concettuale fu delineata dal presidente nazionale di Legacoop Giuliano Poletti in un convegno a Succiso il 28 maggio 2010. Da allora a diverse cooperative di comunità reggiane, che possiamo definire “ante-litteram”, tra queste la Valle dei Cavalieri di Succiso e I Briganti di Cerreto, se ne sono aggiunte altre di nuova costituzione, tra cui Alti Monti di Civago, e altre ancora in tutta Italia.

Le cooperative di comunità nascono normalmente per volontà di un nutrito e rappresentativo gruppo di residenti e nativi di piccoli centri, montani e non, per attivare iniziative economiche e sociali volte a contrastare le difficoltà di tenuta del paese di fronte alle difficoltà della globalizzazione e della crisi economica. Generalmente i soci intendono impegnarsi per dare il loro contributo attivo, sotto forma di lavoro, di sostegno economico, di capacità di iniziative e di fruizione di servizi erogati, assumendosi la responsabilità di progetti e di gestioni che la forma cooperativa, che è solidale, mutualistica e non speculativa, consente di svolgere rispetto ad altre forme di impresa.

Il carattere di base di queste cooperative – è l’opi-nione di Legacoop Reggio Emilia – è quindi la multifunzionalità; le attività, seppur di natura anche diversa, potranno essere gestite in forma integrata anche per ottenere vantaggi in termini di impiego delle risorse e di risparmio dei costi. Nei programmi strategici rientra quasi sempre la disponibilità a considerare la gestione di servizi pubblici locali o di rete a rischio di cessazione per bassi regimi di attività; servizi comunali, postali o bancari, sociali e di supporto alla scuola, di trasporto, culturali e altre”.

Rispetto al piano di ristrutturazione delle Poste, il presidente Poletti, nell’illustrare proprio a Succiso i contatti avuti con i vertici di Poste Italiane Spa, aveva indicato già due anni fa la possibilità di un accordo quadro per il coinvolgimento delle cooperative di comunità in un piano di riconversione degli uffici a rischio di chiusura nei piccoli centri italiani, non solo montani.

L’iniziativa è stata ripresa ora dal presidente regionale di Legacoop, che ha avanzato anche alla Regione Emilia-Romagna l’idea di una iniziativa verso le Poste a livello regionale. Per Legacoop Reggio Emilia appare chiaro che, a fronte di un impegno serio delle cooperative, che c’è, e della auspicata disponibilità di Poste Italiane di attivare un percorso di collaborazione, la partecipazione da protagonisti non secondari dei sindaci e degli altri enti locali territoriali è importante e irrinunciabile, anche per collegare la questione dei servizi postali nell’ambito di una più generale problematica di quali iniziative intraprendere per risollevare e rilanciare, nei piccoli centri soprattutto montani, tutti quei servizi a rischio di chiusura che sono importanti per il benessere della popolazione, per il turismo, per il territorio.