Paolo Cattabiani: “L’economia è allo stremo, cari candidati, fate in fretta”

Paolo Cattabiani: “L’economia è allo stremo, cari candidati, fate in fretta”

Riprendiamo l’intervento del presidente di Legacoop Emilia-Romagna, Paolo Cattabiani, pubblicato il 20 febbraio da Repubblica Bologna

 ”La crisi sta colpendo anche l’Emilia-Romagna e il 2013 si prospetta come un anno ancora più difficile nel corso del quale chi ha resistito fino a ora rischia di vedere fortemente indebolito il proprio insediamento.

Anche la cooperazione si trova a fare i conti con una situazione che, in particolare in alcuni settori connessi all’immobiliare, risente del trend negativo dell’economia: se continua così, non solo non si riusciranno a garantire gli attuali livelli di occupazione (tra il 2011 e il 2012 sono rimasti a quota 156.000 gli addetti nelle cooperative aderenti a Legacoop in Emilia-Romagna), ma si corre il rischio che avvenga una forte selezione tra le imprese.

Per evitare questo esito, bisognerà agire con accorpamenti e interventi di ristrutturazione su scala settoriale, in quanto le misure prese cooperativa per cooperativa non bastano più: faremo la nostra parte, anche continuando a mettere a disposizione le risorse finanziarie, non infinite, del movimento cooperativo; ma serviranno, e con urgenza, anche provvedimenti dello Stato per accompagnare e facilitare il buon esito di queste iniziative. La cooperazione, quella emiliano-romagnola in particolare, si è sempre rimboccata le maniche facendo ricorso a risorse proprie per superare i momenti di difficoltà. Un’azione doverosa, ma che si rivelerebbe insufficiente senza interventi di governo incisivi ed efficaci che aiutino cittadini e imprese a reggere e a rilanciare guardando al futuro. Un terreno fertile, sul quale stiamo lavorando con convinzione, è quello del sostegno alla nascita di lavoro associato tra giovani laureati nel settore del terziario avanzato, dove molto resta da fare: dare vita a cooperative di natura interdisciplinare che eroghino servizi di alto livello alle imprese, inserendo nel mercato imprese di professionisti dove i giovani neo laureati si autoresponsabilizzano, imparano il mestiere e sono utili alla società oltre che a se stessi.

Mettiamo i nostri strumenti a disposizione di questi progetti, ma non bastano: il Parlamento dovrà stabilire se e quanto l’Italia voglia investire sui giovani, nelle nuove imprese, nella ricerca, nell’innovazione.

Ancora: il pubblico non riesce più a gestire direttamente ogni aspetto del welfare. È un processo iniziato da tempo, spesso in sordina e ora, dopo una lunga fase di adattamento, è tempo di innescare nuove e coraggiose logiche di cambiamento. Noi su questo abbiamo battuto e continuiamo a battere un colpo e il progetto di costruire una grande mutua cooperativa di cittadini, oramai ai nastri partenza, nasce proprio come risposta a una parte di queste esigenze.

Al Parlamento spetta il compito di riordinare questa materia offrendo una prospettiva credibile; non solo tagli, ma riorganizzazione di un welfare sostenibile, universalista e rigoroso, primo e imprescindibile anello di unione e di solidarietà dello Stato verso i cittadini.

Sviluppo e diritti, globalizzazione e territorio sono i quattro lati di una figura geometrica che ha bisogno di essere ridisegnata per tracciarne il perimetro con linee più nette e per verificare meglio cosa salviamo, cosa mettiamo dentro di nuovo e cosa togliamo di vecchio. Tra le cose da salvare c’è l’idea che la crescita non va separata dai diritti, in particolare del lavoro.

Il nuovo Parlamento dovrebbe dire una parola chiara anche a proposito di rappresentanza, livelli delle contrattazioni e loro ambiti, reti di sicurezza per fare sì che la flessibilità non sia più, come oggi, sinonimo di precarietà.

Ci rivolgiamo ai candidati e alle candidate alle elezioni di domenica e lunedì, a quanti verranno eletti, chiedendo che si operi fin da subito per invertire la rotta, rilanciando gli investimenti, dando fiato alle aziende attraverso il credito, allentando i vincoli dell’Unione europea per evitare che la recessioni si aggravi ancora di più. Da subito: l’Emilia-Romagna, la cooperazione e il Paese ne hanno urgente necessità.