Nasce l’associazione “unitaria e unica” della cooperazione italiana

Nasce l’associazione “unitaria e unica” della cooperazione italiana

Nasce la “nuova, unitaria ed unica associazione di rappresentanza, assistenza e tutela delle cooperative italiane”. Una casa comune che farà crescere l’integrazione delle tre centrali fino alla nascita di un’unica centrale cooperativa. Lo ha deciso il 29 gennaio la IV Assemblea dell’Alleanza delle Cooperative Italiane, riunita a Roma nel Palazzo della cooperazione. “È un percorso difficile, con tanti ostacoli – ha spiegato il presidente Giuliano Poletti – per il quale ognuno di noi dovrà mettere in campo tutta la propria generosità e il proprio impegno”.

“Siamo arrivati – ha ricordato Poletti – al terzo anno di vita dell’ACI. Sono anni passati in fretta, perché abbiamo fatto tante cose, trovando sempre intese sulle questioni di merito, sempre e senza nessuna fatica, perché la sintonia era nelle cose. Così come questo ulteriore passaggio nasce dal cammino fatto fin qui. Non ci eravamo dati scadenze. Siamo stati più viandanti che viaggiatori: il percorso è stato costruito insieme, mentre si camminava. Oggi compiamo un ulteriore passo, importante”.

Costituire un’unica organizzazione di rappresentanza è un atto tanto concreto quanto inedito nel nostro Paese: “La storia è piena di associazioni che si spaccavano dando vita a due o tre associazioni diverse – ha commentato Poletti – ma non abbiamo esempi del percorso contrario, quello che noi stiamo realizzando”. Di che cosa si occuperà in questa fase iniziale l’associazione “unitaria e unica”? Di coordinamento e rappresentanza, ma anche di promozione. Una scelta non banale: “Vuol dire iniziare a costruire un’identità comune, proporci all’esterno come un soggetto che vuole leggere la modernità e proporsi come risposta efficace”. “Partiamo – ha proseguito il presidente Poletti, confermato oggi alla presidenza dell’Alleanza per il 2014 – da modelli organizzativi diversi, da modalità di riscossione dei contributi, di rapporto con gli associati, da reti di servizi che hanno analogie e diversità. Il primo passaggio, per costruire questa identità comune, è fotografare questa realtà, raccontarci fino in fondo come siamo e funzioniamo. Solo da qui si può partire per progettare una nuova associazione, cioè mettendo in comune l’identità”. Come costruire questa identità? “L’associazione deve essere nuova, davvero – ha spiegato Poletti – non deve essere una Legacoop o un’AGCI o una Confcooperative gigantesca. Non dobbiamo giudicare ciò che andiamo a costruire sulla base di quanto assomiglia alla nostra realtà di provenienza. L’arlecchino delle centrali cooperative non sarebbe utile, non sarebbe efficiente. Dobbiamo cancellare dal nostro orizzonte i ‘ma’ e i ‘però’, non dobbiamo tracciare una linea per terra e definire fino a che punto siamo disposti ad abbandonare la realtà nella quale siamo cresciuti. La relazione con gli altri ti chiede sempre di mettere in discussione cose che non avevi considerato. Non poniamoci delle condizioni”.

La nuova associazione – ha concluso il presidente – per molte cose non assomiglierà per nulla a quel che siamo oggi. Soprattutto perché dobbiamo costruirla pensando alle cooperative che nasceranno. Veniamo dal secolo dei consumi di massa e siamo entrati nel secolo della personalizzazione, in cui saltano tutti gli strumenti di intermediazione. Ci sono le nostre idee, c’è la tecnologia e in mezzo ci siamo noi, con l’obiettivo di dare risposte efficaci”. La nuova associazione metterà subito in comune gli Uffici di Bruxelles e i Centri studi, iniziando a fare progressivamente insieme tutto ciò che può essere fatto. Nessuna sovrastruttura, dunque, ma una sana razionalizzazione che non dovrà portare a un aumento dei costi. Settori e territori dovranno seguire un percorso analogo, innanzitutto costituendo entro il 30 giugno i coordinamenti nei territori dove ancora non ci sono.